Il Governo britannico ha inteso rassicurare la popolazione europea residente in UK che le cure mediche continueranno ad essere erogate come previsto dalle leggi sul National Health Service. Anche a fronte di un’ uscita senza accordi dall’ Unione europea da parte del Regno Unito. A patto che questi due milioni di persone possano dimostrare di essere legalmente residenti in Gran Bretagna. E augurandosi di non dimenticare un estratto conto, che potrebbe essere richiesto all’atto del ricovero.

I cittadini europei che vorranno accedere al NHS non incontreranno difficoltà, se hanno aderito al settlement scheme.

Diversa la condizione di quei cittadini che si trovano impossibilitati a dimostrare di essere residenti in UK. A loro, infatti, toccherà pagare le cure non urgenti. A difesa di questa categoria si schierano sia i gruppi che tutelano i diritti dei cittadini EU in UK, sia molti medici. Proprio questi ultimi, infatti, temono che gli ospedali finirebbero per diventare il primo strumento di controllo dell’immigrazione.

E mentre si stilano le circolari per informare gli hospital managers riguardo alla necessità di essere pronti in caso di no-deal Brexit, i medici e il personale ospedaliero paventano un’ipotesi anche più preoccupante: che anche gli aventi diritto alle cure possano vedersi privati di trattamenti terapeutici vitali a causa delle lungaggini burocratiche.