Il Primo Ministro Boris Johnson rifiuta di incontrare i leaders europei per discutere delle condizioni con le quali UK uscirà dall’ Unione. Allo stato attuale, il termine ultimo è fissato per il 31 ottobre. Lo stallo in cui versa la politica europea in questa estate che ha toccato temperature altissime anche in Gran Bretagna anticipa uno scenario che vedrà i Tories al governo di una nazione che lascerà il Vecchio Continente in a no deal way.

Boris Johnson impone una nuova condizione alla ripresa delle trattative: abbandonare la questione del backstop.

E mentre Francia e Germania continuano ad invitare il PM inglese a riaprire la discussione, Leo Varadker difende le posizioni originali e gli interessi della sua terra. Ciò che si rende ancor più evidente in questo periodo è che se Johnson non intende permettere che il paese resti all’interno dell’ unione doganale, il fronte di sostegno dell’ Irish backstop mira, invece, a tutelare gli interessi economici del territorio da lui amministrato. Uscire dall’ UE rappresenta, per la Gran Bretagna, la possibilità di concludere liberamente accordi commerciali con altri paesi. I primi attori coinvolti nella vicenda dei nuovi accordi commerciali potrebbero essere gli stessi che si occuperanno, dal 2021, dell’ampliamento dell’aeroporto di Heathrow (Usa e Cina).

Intanto il governo prepara il piano per la “No deal Brexit” e una nuova campagna per informare le aziende estere presenti in Inghilterra dei cambiamenti che avverranno in quelle circostanze. E mentre il medico studia, il malato muore; infatti la Vauxhall Motors (affiliata dal 2017 alla Peugeot) ha annunciato che , a fronte di una Brexit senza accordo, sono a rischio più di mille posti di lavoro nello stabilimento di Ellesmore Port.

Infine, mentre i leaders europei ribadiscono che non c’è spazio per nuove trattative, la sterlina perde altri punti nel cambio, rispetto a marzo 2019.