E’ ormai attesissimo il pacchetto legislativo della Commissione Europea che consentirà a tutti cittadini degli Stati membri dell’UE una maggiore libertà di movimento e permetterà, in tutta sicurezza, viaggi e spostamenti tra i Paesi. Trattasi di un vero e proprio “lasciapassare”, meglio noto come “pass verde”, non solo per vaccinati, ma anche per persone che si sono sottoposte al test Covid con esito negativo e per coloro che in passato hanno già contratto l’infezione e sono guariti. Le norme europee interesseranno soltanto gli spostamenti tra gli Stati membri, in particolare in quei territori a forte vocazione turistica. L’obiettivo prioritario è, infatti, quello di ripristinare la circolazione in modo responsabile e privo di rischi e, naturalmente, risollevare un settore come quello del turismo, segnato duramente dalla piaga della pandemia. Infatti, soprattutto gli operatori del settore turistico, prevalentemente gli albergatori, gli organizzatori di eventi o manifestazioni, e le compagnie aeree, sostengono fortemente questa innovativa iniziativa annunciata da Bruxelles. Il “passaporto verde”, che potrebbe essere richiesto a partire dal prossimo mese di giugno sarà digitale o cartaceo e funzionerà attraverso un codice QR, che ne impedirà eventuali manomissione e falsificazione. Il certificato riporterà lo stato dei singoli individui relativamente allo stato pandemico, quindi:

  • vaccino e tipologia di vaccino
  • ultimo tampone effettuato che ne attesti la negatività laddove il soggetto non risulti vaccinato
  • anticorpi sviluppati da chi è guarito dall’infezione.

Sembra che non sarà obbligatorio e potrà riceverlo solo chi ne farà esplicita richiesta, al contrario chi non ne sarà in possesso si sottoporrà al test obbligatorio. In ogni caso, i possessori del “green certificate” non saranno più obbligati alla quarantena all’arrivo o al rientro da un viaggio, ma all’estero saranno comunque sottoposti alle restrizioni di spostamento in vigore per i cittadini del Paese visitato. L’intento primario della Commissione Europea è quello di provare ad evitare chiusure precauzionali delle varie frontiere valide per tutti. In Italia, Zaia, Presidente del Veneto, si sta dibattendo molto riguardo al passaporto vaccinale, come strumento indispensabile a consentire le riaperture, anche per recuperare il troppo tempo perso a svantaggio dell’economia italiana, a causa dei ritardi nelle campagne vaccinali.

Per quanto attiene la tutela dei diritti, restano forti perplessità, soprattutto in tema di rispetto dei principi della Costituzione e di tutela della privacy, in relazione al trattamento dei dati sulla vaccinazione. A tal riguardo, la Vice Presidente del Garante Privacy, Feroni ha evidenziato il pericolo di violazione dell’ art. 32 della Costituzione italiana, sottolineando il rischio di trasformare la vaccinazione in un trattamento sanitario obbligatorio non previsto dalla legge. Pertanto, al fine di contenere tale timore, l’UE ha adottato dei provvedimenti che arginano il più possibile la condivisione dei dati sensibili. Il codice QR, infatti, comprenderà soltanto i dati relativi all’autenticazione del certificato e gli Stati membri potranno solo verificare i dati del passaporto, ma non saranno in grado nè di archiviarli nè di tracciarli, permettendo a loro “la verifica decentrata dei certificati interoperabili firmati digitalmente”.

Ad ogni modo, ancora nulla si sa sulle modalità di richiesta del “green certificate” ma sicuramente questo dibattito in corso in tutto il mondo non rappresenta una novitas se pensiamo che la prima applicazione di questo “pass” risale al 1897.

Ed allora restiamo fiduciosi auspicando che questa proposta presentata a Bruxelles non si impantani in sterili rallentamenti burocratici e normativi.